Dopo oltre tre decenni di speranze tra gli intenditori di jazz, la storia completa del ritorno di Keith Jarrett alla sua culla musicale è finalmente diventata realtà. “At The Deer Head Inn - The Complete Recordings”, un sontuoso cofanetto di 4 dischi, ha immortalato ogni nota di quella che potrebbe essere l’esibizione più emotivamente toccante del catalogo del pianista. Il 16 settembre 1992, qualcosa di straordinario accadde nell’intimità del Deer Head Inn, in Pennsylvania. Keith Jarrett tornò nel locale dove, a 16 anni, aveva ottenuto il suo primo ingaggio come leader di un trio con pianoforte. Erano passati trent’anni dall’ultima volta che ci aveva suonato e nel frattempo il mondo aveva assistito alla sua ascesa nell’Olimpo del jazz. Eppure qualcosa in questo piccolo club lo fece tornare indietro. Come ha affermato lo stesso Jarrett: «E’ stata come una reunion e una jam session allo stesso tempo». Sostituendo il suo solito punto di riferimento alla batteria, Jack DeJohnette, con Paul Motian, e mantenendo Gary Peacock al contrabbasso, il trio fa miracoli. Quando “At The Deer Head Inn” fu pubblicato nel 1994, divenne immediatamente un disco di riferimento per vari motivi: innanzitutto è una registrazione dal vivo insolitamente intima ed è l’unico disco del trio di Jarrett con Paul Motian alla batteria. Ma il concerto completo è rimasto irrealizzabile, almeno fino al 2024, quando la ECM pubblicò “The Old Country”, con otto esibizioni inedite della stessa sera. John Fordham del Guardian lo definì «immaginazione jazz basata sulla canzone ai suoi più alti livelli». In “At The Deer Head Inn - The Complete Recordings”, per la prima volta nella storia, entrambi gli album sono proposti in un’unica pubblicazione, di cui non è prevista una seconda tiratura, che consiste in un box deluxe composto da quattro vinili. Le ultime parole spettano a Keith Jarrett: «Penso che su questo nastro si possa sentire cos'è il jazz». |