BLAKEY ART & THE JAZZ MESSENGERS :  OLYMPIA CONCERT  (SAM RECORDS)

Non ho mai suonato per un pubblico del genere dichiarava in lacrime Art Blakey il 22 novembre 1958 mentre usciva dal palco dopo uno dei concerti durante i famosi 'Jazz Wednesdays' all'Olympia di Parigi. Come prima apparizione i Jazz Messengers avevano fatto un'ottima impressione. Non contenti di aver portato una folla enorme dal Boulevard des Capucines (la richiesta fu così grande che fu necessario allestire un secondo concerto il 17 dicembre), questa straordinaria band riuscì a convertire tutti alla religione del hard bop grazie a due set in cui jazzisti, jazzofili e curiosi si erano ritrovati uniti in una sorta di comunione laica che li aveva assorbiti a tal punto da non far loro notare la presenza di Brigitte Bardot scortata da Sacha Distel. Quella notte Blues March aveva quasi sostituito l'inno marsigliese. Eppure nessuno dei Messengers, ovvero Lee Morgan (tromba), Benny Golson (saz tenore), Bobby Timmons (pianoforte), Jimmy Merritt (basso) e Art Blakey (batteria) era stato a Parigi, ci sarebbero arrivati più tardi, ma per il momento erano perfetti sconosciuti. Non solo sconosciuti al pubblico, ma sconosciuti anche a una nutrita schiera di appassionati di jazz. Il concerto all'Olympia però cambiò tutto. Tra i più grandi successi dei Jazz Messengers, solo Moanin' si è avvicinato a Blues March. Costruito come un gospel, con il pianoforte nel ruolo del predicatore e l'orchestra in quello della congregazione che riempie il sermone con grida di approvazione, il tema di Moanin' è del pianista Bobby Timmons, il cui spirito ardente deriva dalla sua educazione artistica come spiega il musicista stesso: ... il fatto che suonassi rhythm 'n' blues ha avuto una grande influenza sul mio stile e per me è la base del jazz. Moanin' aveva mandato i fan dell'Olympia in delirio e aveva persino suscitato la curiosità del critico musicale, produttore e discografico Hugues Panassié che per caso si trovava al concerto. Il doppio Olympia Concert, inciso su 3 lati, è un disco prezioso che racconta la storia appassionante di una band che ha scritto una pagina importante della storia del jazz.
BLAKEY ART & THE JAZZ MESSENGERS
OLYMPIA CONCERT
SAM RECORDS - 2xVinile: SAM 28
"Non ho mai suonato per un pubblico del genere" dichiarava in lacrime Art Blakey il 22 novembre 1958 mentre usciva dal palco dopo uno dei concerti durante i famosi 'Jazz Wednesdays' all'Olympia di Parigi. Come prima apparizione i Jazz Messengers avevano fatto un'ottima impressione. Non contenti di aver portato una folla enorme dal Boulevard des Capucines (la richiesta fu così grande che fu necessario allestire un secondo concerto il 17 dicembre), questa straordinaria band riuscì a convertire tutti alla religione del hard bop grazie a due set in cui jazzisti, jazzofili e curiosi si erano ritrovati uniti in una sorta di comunione laica che li aveva assorbiti a tal punto da non far loro notare la presenza di Brigitte Bardot scortata da Sacha Distel. Quella notte "Blues March" aveva quasi sostituito l'inno marsigliese. Eppure nessuno dei Messengers, ovvero Lee Morgan (tromba), Benny Golson (saz tenore), Bobby Timmons (pianoforte), Jimmy Merritt (basso) e Art Blakey (batteria) era stato a Parigi, ci sarebbero arrivati più tardi, ma per il momento erano perfetti sconosciuti. Non solo sconosciuti al pubblico, ma sconosciuti anche a una nutrita schiera di appassionati di jazz. Il concerto all'Olympia però cambiò tutto. Tra i più grandi successi dei Jazz Messengers, solo "Moanin'" si è avvicinato a "Blues March". Costruito come un gospel, con il pianoforte nel ruolo del predicatore e l'orchestra in quello della congregazione che riempie il sermone con grida di approvazione, il tema di "Moanin'" è del pianista Bobby Timmons, il cui spirito ardente deriva dalla sua educazione artistica come spiega il musicista stesso: "... il fatto che suonassi rhythm 'n' blues ha avuto una grande influenza sul mio stile e per me è la base del jazz". "Moanin'" aveva mandato i fan dell'Olympia in delirio e aveva persino suscitato la curiosità del critico musicale, produttore e discografico Hugues Panassié che per caso si trovava al concerto. Il doppio "Olympia Concert", inciso su 3 lati, è un disco prezioso che racconta la storia appassionante di una band che ha scritto una pagina importante della storia del jazz.
anche disponibiliemissione del 26 Giugno 2023