Steve Folk è uno di quei rari cantautori che non nasconde nulla all'ascoltatore. Le sue canzoni, inni meravigliosamente costruiti che raccontano le prove e le difficoltà della vita, sono sempre caratterizzate da una grande onestà intellettuale. Folk ha la naturale capacità di amplificare i sentimenti personali per farli assurgere a valori universali e tutto questo senza mai giudicare. Le persone hanno un cuore che, sebbene a volte addolorato e terribilmente fragile, batte per amore e compassione. In "Departure", il suo quinto album, il cantautore ha riunito alcune canzoni del suo passato e alcune composizioni nuove di zecca. Il disco inizia con "Amnesia" che raccontando i ricordi di una vita passata e la visione di un futuro incerto, è un brano incantevole e dolorosamente triste che ha straordinaria capacità comunicativa. "My Wife, The River" rende omaggio a due delle cose che sono rimaste solide e affidabili nella vita di Folk, anche quando tutto il resto si sgretolava intorno a lui: sua moglie e la sua casa, il fiume. In "No Net Curtains In New York", una delle composizione più vecchie della tracklist, Folk non è il protagonista, ma è un osservatore che con curiosità scruta le vite altrui. "Faith" e "Big River" parlano di fede ed autocoscienza e sono un po' cupe, mentre "Littlehampton" è una canzone più luminosa e affascinante. Per interpretare "Departure" Folk ha scelto una piccola band di musicisti che sapientemente e abilmente aggiunge colore alle sue canzoni, esaltandone il fascino. Una menzione particolare per Ian Melrose, eccellente nel suonare chitarra e dobro. "Departure" è un bellissimo promemoria che ci ricorda che dobbiamo amare ciò che abbiamo e che siamo qui e ora. |